Cominciamo ora a entrare nel vivo dell'opera affrontando la prima parte del Trovatore. Un po' bizzarramente, in quest'opera, invece della consueta divisione in atti, troviamo una divisione in quattro parti ciascuna dotata di un proprio titolo.
Le parti in questione sono:
- Il duello
- La gitana
- Il figlio della zingara
- Il supplizio
...e quindi, appena si alza il sipario, inizia la prima parte, Il duello.
1. Il duello: il setting e il contesto storico
All'inizio dell'opera, ci troviamo a Saragozza, nel palazzo dell'Aljafería. Cioè siamo nel palazzo che potete vedere qui sotto,
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Il palazzo dell'Aljafería by day and by night |
che fu costruito dagli Arabi nel IX secolo e poi, dopo la riconquista di Saragozza da parte dei cristiani, usato come sede da parte dei re di Aragona. Ed è proprio per il re di Aragona che parteggia il Conte di Luna, un nobiluomo aragonese che impareremo a conoscere bene nel corso della vicenda, mentre Leonora, la donna amata dal Conte, è la dama di compagnia della Regina di Aragona.
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Gli interni del Palazzo dell'Aljafería |
E Manrico? No, Manrico non parteggia per il re di Aragona, ma per capire questo aspetto dobbiamo immergerci un attimo nella storia spagnola.
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Il giardino interno del Palazzo dell'Aljafería |
Nel 1412, il conte di Urgel aveva provato a presentare la propria candidatura alla corona di Aragona, visto che il re Martino I "l'Umano" era morto senza lasciare eredi. Non ce l'aveva fatta, dal momento che i rappresentanti dei regni di Aragona e di Valencia e del principato di Catalogna, dopo aver valutato i vari candidati, avevano nominato re, con il cosiddetto Compromesso di Caspe, Fernando I d'Aragona.
Il nostro Urgel non l'aveva presa bene e nel 1413 aveva preso le armi contro il re Fernando I. Non gli andò granché bene, visto che la rivolta fu soffocata nel giro di pochi mesi e lui fu condannato alla prigione perpetua, in ogni caso, Il trovatore è ambientato nei pochi mesi della rivolta del conte Urgel e i due personaggi principali dell'opera, manco a dirlo, si trovano su fronti opposti:
1) Manrico è un ufficiale dell'esercito del conte Urgel
2) Il Conte di Luna, come già detto, parteggia invece per il re Fernando I d'Aragona
I due si conoscono - lo apprendiamo nella prima parte dell'opera - già da prima dell'inizio delle vicende presentate in scena e non si trovano simpatici.
A questo punto, possiamo far alzare il sipario: abbiamo tutto quello che è necessario per capire la prima parte dell'opera...
2. Il duello: il racconto di Ferrando
Appena il sipario si alza, siamo in presenza di una allegra scena di svacco generale: è notte, siamo nell'atrio del Palazzo dell'Aljafería (cioè nel luogo che possiamo vedere nell'immagine qui sotto)
e l'atmosfera è un po' da "rompete le righe": ci sono un po' di soldati stravaccati a destra, un po' di soldati stravaccati a sinistra e Ferrando, che è il capo delle guardie del Conte di Luna e verosimilmente non vuole prendersi un cazziatone per l'atmosfera "flower power" che si è venuta a creare, cerca di richiamare tutti all'ordine.
I soldati gli danno retta, però, per stare svegli, gli chiedono di raccontare loro la storia di García, il fratello del Conte di Luna che molto tempo prima è stato rapito e ucciso. Ferrando lo fa e gli racconta la storia che già sappiamo, cioè che la madre di Azucena è stata uccisa per stregoneria e Azucena, per vendetta, ha rapito e bruciato il figlio del Conte di Luna. Ferrando aggiunge inoltre che gli piacerebbe ritrovare Azucena per poterla uccidere.
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"Di due figli vivea padre beato/Il buon Conte di Luna..." |
Tutte cose che già sappiamo, insomma. Quello cui vi prego di prestare attenzione sono le parole con cui i soldati chiedono a Ferrando di raccontare loro la storia. Essi dicono:
Dalle gravi
palpebre
il sonno a discacciar,
la vera
storia ci narra di Garzia,
germano
al nostro Conte
Vedremo che, quando Berio, nella seconda metà del Novecento, scriverà un'opera riprendendo in parte Il trovatore, la chiamerà appunto La vera storia, richiamando così la dimensione narrativa che attraversa l'intero Trovatore.
Comunque, qui sotto potete sentire questo primo frammento dell'opera:
3. Il duello: Leonora, Manrico e il Conte di Luna
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I giardini del Palazzo dell'Aljafería, dove si svolge la seconda parte del primo atto |
Dopo che Ferrando ci ha raccontato l'antefatto, l'azione si sposta nei giardini del Palazzo, dove Leonora aspetta il Trovatore, che poi è Manrico. L'ha conosciuto prima che la guerra civile cominciasse durante un torneo, poi l'ha perso di vista durante la guerra ma ecco che da qualche sera egli è ricomparso con il suo liuto a farle la serenata sotto casa.
Quello che Leonora non sa è che quella sera ad aspettare il Trovatore c'è anche il Conte di Luna, che sa della storia del Trovatore che va a fare la serenata a Leonora ed è geloso, visto che anche lui ama Leonora. Quindi, quando il Trovatore arriva e le fa la serenata, Leonora scende e si butta tra le braccia del primo che trova pensando che si tratti di Manrico. E invece no: scopre con sommo rammarico che ha dichiarato il suo amore alla persona sbagliata, cioè al Conte di Luna.
Questo giochino dello scambio di persona è abbastanza frequente in Verdi (che lo usa anche, per dire, nel Don Carlos) e in effetti funziona per movimentare la trama, perché immediatamente Manrico entra in scena accusando Leonora di tradimento, Leonora replica che "Oh, caro, ma io pensavo che fossi tu"
LEONORA:
Qual voce!... Ah, dalle tenebre
tratta in errore io fui!
(riconosce entrambi e gettasi ai piè di Manrico; agitatissima)
A te credei rivolgere
l'accento e non a lui...
A te, che l'alma mia
sol chiede, sol desia...
Io t'amo, il giuro, io t'amo
d'immenso, eterno amor!
e il Conte di Luna si incazza come una biscia perché già si deve sopportare Manrico come nemico in battaglia, ci mancava solo che dovesse contendere con lui per la stessa donna.
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Di geloso amor sprezzato/arde in me tremendo il foco!/Il tuo sangue, o sciagurato,/ ad estinguerlo fia poco! |
Comunque sia, la scena si conclude con Manrico e il Conte che si allontanano con le spade sguainate per duellare e con Leonora che, tanto per darsi un'aria e non rimanere lì come una pera cotta, sviene come nella migliore tradizione dell'Opera italiana.
A questo punto il sipario si chiude e io vi do appuntamento alla prossima puntata per la seconda parte dell'opera, La Gitana.
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