Insomma.
Diciamo che il grosso problema del "Trovatore" risiede nel fatto che la trama si divide in due grossi tronconi:
1) Uno, che riguarda la morte della madre di Azucena e la vendetta di Azucena stessa, è avvenuto nel passato e sulla scena compare solo nei racconti che vengono fatti ogni tanto (ricordiamocelo questo, visto che l'elemento del racconto è centrale nel "Trovatore")
2) Uno, più semplice e più da opera italiana standard, riguarda l'amore del Conte di Luna e di Manrico (AKA Il Trovatore) per la stessa donna, Leonora.
Ecco, la questione è che, anche se noi sulla scena vediamo soltanto il secondo troncone, in realtà la maggior parte dei personaggi agisce in base a quello che è avvenuto nel passato di cui sentiamo parlare solo nei racconti di Ferrando all'inizio dell'opera e di Azucena nella scena dell'accampamento gitano. Quindi, se non sappiamo bene quale è stato l'evento comune, l'evento motore che guida almeno tre personaggi nell'opera (Azucena, Ferrando e il Conte di Luna), comprendiamo assai poco.
1. Cosa è successo prima: l'antefatto
L'antefatto lo apprendiamo da Azucena e da Ferrando in due racconti separati. E' accaduto che la madre di Azucena sia stata accusata di stregoneria per essere stata vicino al figlio del precedente Conte di Luna, che poi si era ammalato. Era stata pertanto bruciata sul rogo e Azucena, per vendetta, aveva rapito il figlio del precedente Conte di Luna (e fratello del Conte di Luna che noi vediamo in scena) e l'aveva bruciato.
Piccolo problema: dopo averlo bruciato, si rende conto di aver fatto un piccolissimo errore. Ossia, non ha bruciato il figlio del Conte ma il suo (di Azucena). Non mi chiedete come sia possibile questa minuscola svista - verosimilmente, trattasi di miopia e di scarsa capacità di attenzione - comunque questa storia contiene un insegnamento per tutti noi: se volete fare una vendetta drammatica e sanguinosa, fate il favore di comprarvi degli occhiali prima. La direzione ringrazia.
Da questo antefatto dipendono gran parte degli eventi che vedremo in scena perché:
1) Il Conte di Luna vuole uccidere Azucena per vendicare il fratello che lui crede essere stato ucciso
2) Il suddetto fratello in realtà è cresciuto ed è diventato Manrico (AKA Il trovatore), arcinemico del Conte di Luna. Solo che né Manrico né il Conte sanno di essere fratelli
3) Azucena vuole vendicarsi del Conte di Luna (quello attuale, visto che quell'altro è morto) per l'uccisione della madre.
4) Ferrando dice all'inizio dell'opera di saper riconoscere la figlia della zingara uccisa sul rogo e di poter dunque aiutare il Conte di Luna nella sua ricerca di vendetta. Come vedremo, dimostrerà di avere buona memoria.
2. I personaggi dell'opera
Manrico AKA "Il trovatore": ama Leonora e infatti gli va a suonare sotto casa ogni sera con il suo liuto (il liuto ce l'ho aggiunto io, potete metterci lo strumento che preferite).
Leonora, invece di mandarlo a quel paese per le serenate moleste, lo ama, anche se lui, come vedremo, privilegia la salvezza di Azucena ad un tranquillo matrimonio con Leonora (si sa, del resto, che la mamma è sempre la mamma). E' fratello del Conte di Luna, ma né il conte di Luna né Manrico lo sanno. Tenore.
Leonora: è tanto bellina e sia il Conte di Luna che Manrico vorrebbero fare zompa-zompa con lei (senza peraltro altro risultato significativo di passare buona parte dell'opera a picchiarsi tra loro). Lei preferirebbe Manrico, peccato però che alla prima occasione buona lo confonda con il Conte di Luna, complice, verosimilmente, una forte miopia. Soprano.
Il Conte di Luna: è il cattivo dell'opera e ce l'ha praticamente con tutti: con Manrico per questioni politiche (Manrico combatte nell'esercito del nemico del Conte di Luna) e per questioni di donne (soprattutto per questioni di donne, visto che tutta l'opera ruota intorno a: "Leonora me la prendo io!" "No, io!" "No, io!", dal qual trattamento di Leonora in stile pacco postale possiamo intuire come quest'opera sia fortemente protofemminista),
con Azucena perché lui crede che gli abbia ammazzato il fratello, con l'antennista perché la televisione gli si è piantata nel mezzo della finale di Champions'. In pratica, è una versione cantante di Sgarbi, con un po' di volgarità in meno e un po' di spirito cavalleresco in più. Quando alla fine scopre che Manrico, che ha appena fatto ammazzare, è suo fratello, ci resta alquanto male. Baritono.
Azucena AKA "la zingara": mi scuso con i fan del politically correct e preciso che il termine corretto sarebbe romanò, secondo wikipedia. Ma l'Ottocento era un secolo buio, non molto politicamente corretto e quindi ecco che per tutta l'opera il buon Salvatore Cammarano (è l'autore del libretto, ne riparleremo) parla di "zingari" e "zingara" con il chiaro intento di anticipare le notevoli interpretazioni della mitica Katherine J. Junior (o forse era semplicemente il nonno di Salvini).
Anyway, Azucena è un personaggio strano. Ce l'ha con tutti, come il Conte di Luna, ma ce l'ha talmente tanto che comunque vadano le cose lei è contenta, perché si è vendicata di qualcuno: emblematicamente, quando alla fine dell'opera Manrico viene ammazzato, lei fa i salti di gioia perché aver fatto ammazzare Manrico, che poi è il fratello del Conte di Luna, informando solo dopo la di lui morte il conte di Luna dell'imbarazzante parentela le sembra un modo fantastico di vendicare la madre. Mah. A me non sembra geniale, però fai pure, Azuce'.
Comunque, non è molto sveglia, visto che brucia suo figlio invece del figlio del Conte di Luna. Probabilmente va dallo stesso spacciatore di lenti a contatto di Leonora. Mezzosoprano o contralto.
3. Il librettista
Trattasi di Messer Salvadore Cammarano, famoso soprattutto per aver scritto il libretto della mia opera preferita, cioè della Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti. Qui sotto trovate l'immagine, dalla quale si evince quale uomo simpatico fosse.
Tra parentesi, a me piace più il modo di scrivere di Cammarano rispetto a quello di Piave (che sarebbe il librettista simbolo di Verdi, autore dei libretti di Traviata e del Rigoletto), lo trovo meno pomposo, ma questi sono problemi miei.
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