Questo post è cresciuto con il tempo e forse si vede. Volevo scrivere semplicemente qualcosa su una canzone di cui per molto tempo ho saputo la melodia a memoria, senza conoscerne il titolo, e di cui poi improvvisamente ho appreso tutto un 27 gennaio quando l'ho sentita cantare a un concerto per il Giorno della Memoria. Volevo scrivere qualcosa solo su questo e su Gebirtig, l'autore di Kinder Yorn, morto a Cracovia il 4 giugno 1942 durante la liquidazione del ghetto, ma poi il 13 novembre ci sono stati i fatti di Parigi e allora qualcosa mi è sembrato risuonare, qualcosa che legava quegli eventi lontani ormai più di settant'anni a quello che è successo qui, ieri, nel nostro mondo che riteniamo ormai tranquillo e pacificato. Ho sentito tornare quella tentazione di guardare gli uomini senza vederne il volto, come se fossero le figure anonime e deformate di quel quadro di Munch, Sera su via Karl Johann. E quindi il post è aumentato e forse, nella parte finale, si è un po' allontanato dal suo intento iniziale. Spero che mi perdonerete la prolissità.
C'è stato, qualche anno fa, un periodo in cui ero sufficientemente fissato con Boccadoro da decidere che il materiale musicale reperibile su YouTube non mi bastava e deambulare su Amazon per comprare la registrazione della sua collaborazione con Moni Ovadia Racconti di ieri - Cantata su melodie Yiddish.
E' lì che ho scoperto Kinder Yorn o, secondo altre notazioni, Kinderjohren. E' una canzone yiddish che parla di anni di giovinezza perduti, di immagini sbiadite che rimandano a volti e luoghi ormai scomparsi. E' una canzone nostalgica e del resto la nostalgia è connaturata a molta parte della cultura e musica yiddish, la cultura e la musica di un popolo, quello ebraico della Mitteleuropa e dell'Europa Orientale, costantemente vittima di persecuzioni fino alla tragedia finale della Shoah.
L'autore di questa canzone, Mordechai Gebirtig, ha una storia che merita di essere raccontata.
1. Un socialista di fronte alla guerra
Gebirtig era nato a Cracovia con il nome di Markus nel 1877 e nella stessa città morì, nel 1942, durante la liquidazione del ghetto da parte dei Nazisti. Era stato un uomo attento alle questioni del suo tempo, non certo un intellettuale chiuso nella sua torre d'avorio a ragionare sui massimi sistemi: sensibile alle questioni sociali, era stato socialista e membro del Partito Socialdemocratico di Galizia e molte delle sue canzoni erano state pubblicate sul giornale Der sotsyal demokrat, che era l'organo di stampa di lingua Yiddish di tale partito.
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Mortdechai Gebirtig com'era (immagine da http://www.jewishgen.org/) |
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Durante la prima guerra mondiale, Gebirtig lavorò negli ospedali militari, dove
conobbe persone di diversa provenienza, che condivisero con lui le
loro melodie popolari
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...entrò in contatto con un gruppo di persone di varia origine. Negli ospedali della prima guerra mondiale, Gebirtig per la prima volta incontrò Cechi, Ungheresi, Serbo-Croati e Romeni, che condivisero con lui le loro melodie popolari.
(tratto da holocaustmusic.org)
Il risultato di questi incontri furono i suoi scritti, le sue poesie e le sue canzoni.
2. Reisen e Hoffmann
Ci sono due figure fondamentali per la produzione letteraria e musicale di Gebirtig.
La prima è Abraham Reisen. Reisen era un poeta e scrittore Yiddish; fu conosciuto soprattutto per i suoi racconti, spesso ambientati negli shtetl, le piccole città a maggioranza ebraica dell'Europa centrale, e venati da un'attenzione per le classi sociali più umili che derivava dalle sue simpatie socialiste. L'incontro tra i due avvenne nel 1906, a Cracovia. Reisen, all'epoca, era uno scrittore conosciuto in città, mentre Gebirtig stava cercando di farsi conoscere come attore. Quell'anno, Gebirtig ottenne un certo successo recitando come protagonista nell'opera teatrale Ghetto di H.Heyerman e fu tale successo che attirò l'attenzione di Reisen.
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Reisen conobbe Gebirtig dopo il successo della sua interpretazione
nell'opera teatrale "Ghetto"
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Fu Reisen ad avvicinare Gebirtig alla letteratura: lo spinse a scrivere recensioni teatrali e poi poesie e fu dunque naturale, a quel punto, che Gebirtig, seguendo una tradizione consolidata nella musica Yiddish, iniziasse a mettere in musica i suoi componimenti, scrivendo canzoni che riscossero un successo crescente.
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Il più importante libro di poesia di Gebirtig è Mayne Lider (Le mie canzoni), che fu pubblicato nel 1936. Hitler era salito al potere tre anni prima; il 1° settembre di tre anni dopo le truppe tedesche avrebbero invaso, contemporaneamente all'Armata Rossa, la Polonia in cui Gebirtig viveva, distruggendo le ultime vestigia di quel mondo che il poeta Yiddish aveva cantato talora con nostalgia (come in Kinderjohren), talora con rabbia.
Gli anni dell'infanzia (i "Kinderjohren") dell'Europa che aveva provato a rinascere dopo la Grande Guerra erano finiti e perduti per sempre.
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3. One of the multitude: da Cracovia a Parigi
La vita di Gebirtig è simile a quella di molti ebrei della sua generazione: nato in un ambiente povero, visse nella convinzione di essere un uomo tra i tanti, si interessò di politica, scrisse canzoni e cerco di farle conoscere, partecipò alla guerra. Poi venne un giorno in cui gli dissero che no, effettivamente lui non era come gli altri, che la religione con cui era nato faceva sì che egli fosse un indesiderato, da internare e da eliminare. La pallottola che lo uccise, quel 4 giugno 1942 che fu poi ricordato come il "Giovedì di sangue", mentre le SS trasportavano gli ebrei del ghetto di Cracovia ai furgoni che li avrebbero condotti al campo di sterminio di Belzec, colpì un uomo che l'ideologia aveva privato di qualunque identità: per i burocrati dello sterminio, non era più un socialista, un autore di canzoni, un individuo che, come ogni individuo, è diverso dagli altri. Per costoro, egli era divenuto "parte della moltitudine", di quella moltitudine che il Nazismo aveva deciso di sterminare.
Peter Singer, nel suo Pushing Time Away: my grandfather and the tragedy of Jewish Vienna, in cui ripercorre la vicenda di suo nonno, David Oppenheim, che aveva collaborato con Freud e poi con il suo "rivale" Adler e che morì a Theresienstadt un anno dopo Gebirtig, intitola l'ultimo capitolo del suo libro One of the multitude e osserva come in realtà ben poco accomunasse gli Ebrei che facevano parte di quella "moltitudine" che i Nazisti condussero allo sterminio. Erano persone che avevano creduto in ideologie diverse, che avevano avuto un approccio diverso in relazione alla religione (David Oppenheim era ateo, ad esempio), che avevano condizioni sociali diverse, ma che furono tutte ricondotte ad una medesima categoria da inviare allo sterminio.
Il ragionare "per categorie" rinunciando a vedere le persone non è purtroppo morto con il Nazismo. Qualcuno ricorderà, qualche anno fa, la strage di Tolosa, in cui tre bambini furono uccisi per il semplice fatto di essere ebrei e purtroppo anche pochi giorni fa, a Parigi, si è sparato su uomini e donne senza chiedere chi fossero o che cosa facessero, senza sapere quali fossero i loro interessi, la loro visione della vita, la loro condizione sociale, ma semplicemente perché rappresentavano "il Nemico" e in quanto tali dovevano morire. Senza saperlo, le vittime erano parte di una moltitudine che qualcuno aveva deciso che doveva essere eliminata in nome di una folle idea di "responsabilità collettiva" dell'Occidente in chissà quali vicende storiche o contemporanee. In fondo, non è una visione molto diversa da quella dei Nazisti, che attribuivano agli Ebrei una "responsabilità collettiva" per tutti i mali del mondo e da quella di tutte le ideologie più o meno velatamente totalitarie che si arrogano il diritto di decidere che una determinata categoria (sociale, religiosa, politica ecc.) è responsabile di tutte le storture della vita e di quello che non va nell'universo e che i suoi membri devono pertanto essere eliminati in modo figurato o in modo fisico.
Personalmente, non credo alle responsabilità collettive, al "per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti" che cantava De André. Ognuno risponde di quello che fa, perché ognuno è una persona diversa dalle altre e deve essere valutato e giudicato separatamente rispetto agli altri. Mettere una persona in una categoria perché va in Sinagoga piuttosto che in Chiesa o perché è nata a Parigi piuttosto che a Beirut equivale a privarla dell'unico diritto di cui ogni uomo gode per il semplice fatto di esistere: il diritto all'unicità e il diritto a rispondere soltanto per quello che facciamo e non per quello che hanno fatto i nostri padri, i nostri compatrioti e i nostri vicini di casa. E vuol dire dimenticare che nella Shoah non sono morti "gli Ebrei": nella Shoah è morto Mordechai Gebirtig, è morto David Oppenheim, sono morte sei milioni di persone che erano nate da qualche parte, avevano avuto un carattere più o meno gradevole, un lavoro più o meno soddisfacente, degli hobby, degli amici, degli amori finiti bene o male. Che avevano avuto un volto e un nome che sarebbe risuonato nelle memorie dei loro figli e dei loro nipoti.
E adesso ascoltiamo Kinderjohren: questa è la trascrizione fonetica del testo Yiddish (presa da qui e da qui)...
Kinderyorn, size kinderyorn
Eybik blaybt ir vakh in mayn zikorn;
Ven ikh trakht fun ayer tzayt,
Vert mir azoy bang un layd.
Oy, vi shnel bin ikh shoyn alt gevorn.
Nokh shteyt mir dos shtibl far di oygn,
Vu ikh bin geboyrn oygetzoygn
Oykh mayn vigl ze ikh dort,
Shteyt nokh oyf dem zelbn ort -
Vi a kholem is doz altz forfloygn.
Un mayn mame, akh, vi kh'fleg zi libn,
Khotsh zi hot in kheyder mikh getribn;
Yeder knip iz fun ir hant
Mir nokh azoy gut bakant
Khotsh keyn tseykhn iz mir nisht farblibn.
Nokh ze ikh dikh, Feygele, du sheyne,
Nokh kush ikh di royte beklekh dayne,
Dayne oygn ful mit kheyn,
Dringen in mayn hartz arayn,
Kh'hob gemeynt, du vest amol zayn mayne.
Khotsh zi hot in kheyder mikh getribn;
Yeder knip iz fun ir hant
Mir nokh azoy gut bakant
Khotsh keyn tseykhn iz mir nisht farblibn.
Nokh ze ikh dikh, Feygele, du sheyne,
Nokh kush ikh di royte beklekh dayne,
Dayne oygn ful mit kheyn,
Dringen in mayn hartz arayn,
Kh'hob gemeynt, du vest amol zayn mayne.
Kinder-yorn, yunge sheyne blumen!
Ts'rik tsu mir vet ir shoyn mer nisht kumen;
Yorn alte, troyerike,
Kalte, more-shkhoyredike,
Hobn ayer sheynem plats farnumen.
Kinderyorn, kh'hob aykh ongevoyrn.
Mayn getraye mamen oykh farloyrn,
Fun der shtub nishto keyn flek,
Feygele iz oykh avek,
Oy vi shnel bin ikh shoyn alt gevorn.
...e questa è la traduzione (basata sulla traduzione inglese reperibile alle medesime fonti, ma ho apportato alcune modifiche basate sulle mie conoscenze di tedesco; eventuali critiche e miglioramenti sono benvenuti):
Anni dell'infanzia, dolci anni dell'infanzia
Per sempre rimarrete nella mia memoria
Quando penso ai vostri tempi
divento triste e pieno di rimpianto.
Oh, come sono diventato vecchio rapidamente!
Ancora mi sta davanti agli occhi
la piccola casa dove sono nato e cresciuto
Anche la mia culla vedo là
Sta ancora al solito posto.
Come un sogno, tutto questo è sparito.
E mia mamma, ah, come l'ho amata
Anche se (Khotsch) mi ha fatto andare alla scuola ebraica (letteralmente: alla kheyder. Le kheyder, il cui nome in Yiddish significa "stanza", erano delle scuole in cui i ragazzi e a volte le ragazze ebrei imparavano a leggere la Bibbia ebraica. Per maggiori informazioni potete guardare qui)
Ogni pizzicotto della sua mano
E' ancora da me ben conosciuto
Anche se nessun segno è rimasto su di me.
Ancora ti vedo, bella Feyegele,
Ancora bacio le tue guance rosse
I tuoi occhi pieni di grazia
Entrano nel mio cuore
Avevo pensato che tu un giorno saresti stata mia.
Anni dell'infanzia, giovani, cari fiori!
Non tornerete mai più di nuovo (ts'rik) da me
Vecchi anni, tristi (troyerike)
Freddi, dolorosi
hanno preso il vostro (ayer) bel (sheynem) posto.
Anni dell'infanzia, vi ho perso
Anche la mia cara mamma l'ho persa
Della casa non rimane alcuna traccia
E anche Feygele se n'è andata.
Oh, come sono diventato vecchio velocemente!
Di seguito, trovate qualche interpretazione della canzone, tra cui una versione italiana di Antonella Ruggiero. Come potrete sentire, di solito Kinder Yorn non viene eseguita per intero, ma almeno una strofa viene omessa, di solito la terza ("Un mayn mame...") o la quinta ("Kinder-yorn, yunge sheine blumen!").
Per approfondire:
Sul sempre ottimo antiwarsongs.org trovate il testo in Yiddish di Kinder Yorn con la traslitterazione e la traduzione in varie lingue (manca, purtroppo, la traduzione in Italiano, c'è solo il testo della versione di Antonella Ruggiero)
Per il testo e la traduzione di Kinderjohren in inglese potete guardare sui seguenti siti:
http://zemerl.com/cgi-bin/show.pl?title=Kinder+Yorn
http://janeenkinmusic.com/kinder-yorn-childhood-years
http://findingaids.cjh.org/index2.php?fnm=MorGebirtig&pnm=YIVO
http://holocaustmusic.ort.org/places/ghettos/krakow/gebirtigmordechai/
http://www.giuntina.it/Fuori_collana_4/Le_mie_canzoni_201.html
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