1. "Mamma, voglio scrivere un'opera!" - Beethoven e l'opera
Un caloroso uèèèèèèèi a tutti gli amici che dopo il post precedente hanno deciso di lanciarsi nello studio della lingua di Di Pietro e Razzi nella prospettiva di trasferirsi nella gloriosa città di Villarosa al mare (dove, comunque, a differenza di Milano, ci sta o' sole e ci sta o' mare. Non sono molto informato riguardo alle femmene e a li masculi, però se volete chiedo) e vi prometto che in questo post farò finta di essere una persona seria. Dunque, dovevamo parlare del Fidelio e delle brillanti ouvertures a caso del Compagno Baremboim...
Ora, il rapporto di Beethoven con l'opera è la storia di un amore non corrisposto. Beethoven voleva scrivere opere, lo voleva davvero, solo che alla fine il suo rapporto con il teatro in musica si ridusse soltanto a un titolo, che è appunto Fidelio. Sappiamo che Beethoven stava progettando di scrivere un'opera già dall'inizio del 1800; c'era solo un problema: non riusciva a trovare un libretto che gli andasse a genio.
Ora, il rapporto di Beethoven con l'opera è la storia di un amore non corrisposto. Beethoven voleva scrivere opere, lo voleva davvero, solo che alla fine il suo rapporto con il teatro in musica si ridusse soltanto a un titolo, che è appunto Fidelio. Sappiamo che Beethoven stava progettando di scrivere un'opera già dall'inizio del 1800; c'era solo un problema: non riusciva a trovare un libretto che gli andasse a genio.
![]() | |
|
A questo desiderio per la ricerca di nuovi temi dettato dalla nuova sensibilità romantica, Beethoven sovrappone la sua personale adesione ai principi della Rivoluzione Francese di fratellanza, di libertà e di eguaglianza. L'adesione di Beethoven agli ideali rivoluzionari emerge spesso nella sua musica: pensiamo per esempio all'appello alla fratellanza universale contenuto nell'ultimo tempo della Nona, in cui il coro canta sul testo dell'Ode An die Freude di Schiller (sì, è proprio l'Inno alla Gioia, quello che suonavate a scuola con il flauto dritto - l'educazione musicale dei popoli avanza a passi da gigante) oppure nelle alterne vicende dell'Eroica, la cui dedica a Napoleone, visto come depositario dei valori rivoluzionari, fu stralciata allorché Napoleone si proclamò imperatore e Beethoven considerò che questi fosse divenuto, di fatto, un tiranno. Beethoven cercava dunque un soggetto che si adattasse anche alla sua sensibilità politica e alla sua volontà di esprimere in musica contrapposizioni ideali forti, quali appunto quella tra lotta per la libertà e tirannia.
Il problema è che questa trama non si trovava e Beethoven continuava a rifiutare libretti. Finché...
...non riuscì a trovare quello che cercava. Si trattava di un'opera teatrale che era stata scritta in Francia durante gli anni della Rivoluzione e che era già stata messa in musica dal compositore italiano Ferdinando Paer: era la pièce di Jean-Nicolas Bouilly Léonore ou l'Amour conjugal. Bouilly aveva svolto diversi incarichi amministrativi nel corso della Rivoluzione francese e del Terrore giacobino e aveva scritto un'opera di teatro che rientrava pienamente nel gusto della Francia rivoluzionaria per le cosiddette pièces au sauvetage. Cos'erano le pièces au sauvetage? Erano, come dice il nome, delle opere, sia teatrali che musicali, in cui alla fine c'era un colpo di scena e il protagonista veniva salvato. Ebbene, questo "colpo di scena con annesso salvataggio" lo ritroviamo nell'opera di Bouilly e lo ritroveremo poi in Fidelio.
Una volta trovato il soggetto, Beethoven incarica Joseph Sonnleithner di scrivere il libretto e inizia a comporre quello che poi diventerà Fidelio. Quindi lasciamolo intento alla composizione dell'opera e andiamo a vedere di cosa parla Fidelio. Facciamo partire la sigla...
...e siamo pronti per partire!
2. Di cosa parla "Fidelio"?
Fidelio è un'opera che, dal punto di vista della trama, non presenta grosse complessità. Detto altrimenti: non succede (quasi) niente sulla scena. Dal punto di vista tecnico, Fidelio è un Singspiel, ossia una forma di teatro in musica che differisce dall'Opera italiana perché:
1. E' in tedesco
2. Ha dei dialoghi recitati al posto dei recitativi dell'Opera italiana. Di solito, questi dialoghi non sono accompagnati da musica, ma talvolta può accadere che lo siano e quando questo succede si parla di melologo. Quindi, un melologo è semplicemente una parte di un Singspiel (o, in generale, di un'opera) in cui uno o più personaggi parlano invece di cantare mentre l'orchestra suona e questo può essere anche di grande impatto, come possiamo vedere nella celebre Scena della Valle del Lupo dal Franco Cacciatore di Weber, in cui si ha una mescolanza di canto e melologo.
La storia raccontata dal Fidelio è semplice: siamo in Spagna, nel 1600...
Florestano, il marito di Leonora, che possiamo qui vedere in una foto presa durante il loro viaggio di nozze...
...è stato incarcerato perché oppositore del tiranno Don Pizarro, che potete vedere nell'immagine seguente. Il castello che vedete sullo sfondo è la prigione in cui Don Pizarro rinchiude i suoi oppositori e in cui si svolge la vicenda.
Leonora è andata a cercare Florestano e si è travestita da uomo (facendosi chiamare, appunto, Fidelio) per poter lavorare nel carcere di cui sopra, ritenendo che suo marito possa essere rinchiuso lì. Possiamo vederla qui di seguito nella sua simulata sembianza.
Nel carcere, Fidelio/Leonora lavora come assistente del carceriere Rocco; la figlia di Rocco, Marcellina, che potete vedere qui insieme al padre...
...si è innamorata di questo baldo giovine da poco assunto e per questo sta rifiutando le attenzioni del giovane Jaquino.
Quindi ricapitoliamo: Jaquino ama Marcellina, che però è innamorata di Fidelio, che tuttavia (e questo Marcellina non lo sa), non è un uomo ma una donna e si chiama Leonora. Di più: una donna sposata, il cui marito è un prigioniero politico probabilmente rinchiuso nel carcere in cui Fidelio e Marcellina lavorano. Lo so, detto così fa molto telenovela cilena ("No, Dolores, no puedo casarme contigo porque soy una mujer, no un hombre"), solo che devo deludervi: le vicende sentimental-amoroso-sbaciucchiose sono queste e finiscono qui. Leonora non scopre di aver sempre amato le donne e non si sposa con Marcellina, Jaquino non rimedia alla delusione portandosi a letto Florestano e Rocco non conclude il tutto in bellezza scappando in Brasile con Don Pizarro e intavolando là un ménage à trois con la proprietaria di un salone di bellezza di Rio. Del resto, sapete com'era Beethoven: ha passato tutta la vita innamorato di una "Amata immortale" sulla cui esistenza sussistono dubbi fondati, era interessato più ai grandi valori dell'esistenza che a cose banali come avere interesse per qualsivoglia altro essere umano o lavarsi e dunque, mi dispiace, l'intrallazzone cileno lei-ama-lui-ma-lui-è-un'altra-lei finisce qui e, sebbene alcune volte i registi cerchino di rivitalizzarlo mettendo in scena baci saffici e affini, non è nemmeno di grande interesse per la vicenda.
Comunque, lasciamo Don Pizarro e Rocco alla loro vita di eccessi che possiamo vedere nell'immagine seguente...
...e torniamo al nostro carcere.Florestano, il marito di Leonora, che possiamo qui vedere in una foto presa durante il loro viaggio di nozze...
...è stato incarcerato perché oppositore del tiranno Don Pizarro, che potete vedere nell'immagine seguente. Il castello che vedete sullo sfondo è la prigione in cui Don Pizarro rinchiude i suoi oppositori e in cui si svolge la vicenda.
Leonora è andata a cercare Florestano e si è travestita da uomo (facendosi chiamare, appunto, Fidelio) per poter lavorare nel carcere di cui sopra, ritenendo che suo marito possa essere rinchiuso lì. Possiamo vederla qui di seguito nella sua simulata sembianza.
Nel carcere, Fidelio/Leonora lavora come assistente del carceriere Rocco; la figlia di Rocco, Marcellina, che potete vedere qui insieme al padre...
...si è innamorata di questo baldo giovine da poco assunto e per questo sta rifiutando le attenzioni del giovane Jaquino.
Quindi ricapitoliamo: Jaquino ama Marcellina, che però è innamorata di Fidelio, che tuttavia (e questo Marcellina non lo sa), non è un uomo ma una donna e si chiama Leonora. Di più: una donna sposata, il cui marito è un prigioniero politico probabilmente rinchiuso nel carcere in cui Fidelio e Marcellina lavorano. Lo so, detto così fa molto telenovela cilena ("No, Dolores, no puedo casarme contigo porque soy una mujer, no un hombre"), solo che devo deludervi: le vicende sentimental-amoroso-sbaciucchiose sono queste e finiscono qui. Leonora non scopre di aver sempre amato le donne e non si sposa con Marcellina, Jaquino non rimedia alla delusione portandosi a letto Florestano e Rocco non conclude il tutto in bellezza scappando in Brasile con Don Pizarro e intavolando là un ménage à trois con la proprietaria di un salone di bellezza di Rio. Del resto, sapete com'era Beethoven: ha passato tutta la vita innamorato di una "Amata immortale" sulla cui esistenza sussistono dubbi fondati, era interessato più ai grandi valori dell'esistenza che a cose banali come avere interesse per qualsivoglia altro essere umano o lavarsi e dunque, mi dispiace, l'intrallazzone cileno lei-ama-lui-ma-lui-è-un'altra-lei finisce qui e, sebbene alcune volte i registi cerchino di rivitalizzarlo mettendo in scena baci saffici e affini, non è nemmeno di grande interesse per la vicenda.
Comunque, lasciamo Don Pizarro e Rocco alla loro vita di eccessi che possiamo vedere nell'immagine seguente...
Nel carcere è recluso un prigioniero che viene tenuto separato dagli altri e di cui Don Pizarro ordina l'uccisione perché sta per arrivare un'ispezione ordinata dal re di Spagna.
Il prigioniero, ovviamente, è Florestano, ma Leonora non lo sa e accetta di dare una mano a Rocco per scavare la fossa in cui sarà seppellito il cadavere del condannato dopo l'esecuzione.
Il prigioniero, ovviamente, è Florestano, ma Leonora non lo sa e accetta di dare una mano a Rocco per scavare la fossa in cui sarà seppellito il cadavere del condannato dopo l'esecuzione.
Il secondo atto si apre sulla segreta in cui è recluso il prigioniero che sta per essere ucciso. Questi canta e ci racconta la sua storia, rimpiangendo la felicità perduta. E' un prigioniero politico e poeticamente ricorda i motivi che l'hanno portato in carcere:
Nei giorni di primavera della vita
la felicità mi è sfuggita
La verità, ho osato dirla
e queste catene sono la mia ricompensa.
Già qui una mezza idea di chi sia il prigioniero ce la siamo fatta. Ma c'è di più: alla fine della sua aria il prigioniero immagina di essere liberato da un angelo che ha le fattezze di sua moglie, che, come possiamo sentire in questo video...
...si chiama Leonora. Tra l'altro, quest'aria è un notevole esempio dell'abilità di Beethoven nel gestire il materiale musicale in modo aderente al significato del testo: infatti, Ludwig la divide in tre parti:
1. Nella prima parte, il prigioniero si lamenta delle sue condizioni in prigione (Dio! Che oscurità qui/ Che orribile silenzio) e la linea melodica seguita dal canto è più aspra (si avvicina quasi al Wagner del Ring) ed è molto poco regolare.
2. Nella seconda parte, il prigioniero, che come ormai avrete capito è Florestano, ricorda die Lebens Frülingstagen, i giorni di primavera della vita che l'arresto gli ha portato via e rivendica la sua scelta di essersi opposto a Don Pizarro (Süsser Trost in meinem Herzen/Meine Pflicht hab'ich getan, cioè Dolce conforto nel mio cuore/ho fatto il mio dovere). La linea si ammorbidisce, si riempie d'aria, si avvolge in un motivo malinconico e nostalgico quasi schubertiano.
3. Infine, la melodia diventa più mossa quando Florestano immagina che un angelo con le fattezze di Leonora arrivi a salvarlo.
1. Nella prima parte, il prigioniero si lamenta delle sue condizioni in prigione (Dio! Che oscurità qui/ Che orribile silenzio) e la linea melodica seguita dal canto è più aspra (si avvicina quasi al Wagner del Ring) ed è molto poco regolare.
2. Nella seconda parte, il prigioniero, che come ormai avrete capito è Florestano, ricorda die Lebens Frülingstagen, i giorni di primavera della vita che l'arresto gli ha portato via e rivendica la sua scelta di essersi opposto a Don Pizarro (Süsser Trost in meinem Herzen/Meine Pflicht hab'ich getan, cioè Dolce conforto nel mio cuore/ho fatto il mio dovere). La linea si ammorbidisce, si riempie d'aria, si avvolge in un motivo malinconico e nostalgico quasi schubertiano.
3. Infine, la melodia diventa più mossa quando Florestano immagina che un angelo con le fattezze di Leonora arrivi a salvarlo.
Il prigioniero è dunque Florestano e, quando Leonora/Fidelio e Rocco scendono per scavare la tomba, il pubblico già sa che stanno per scavare la tomba di Florestano. Ne risulta una delle scene emotivamente più intense dell'opera. Possiamo vederla qui di seguito:
...oppure nell'immagine seguente:
Quanto segue è molto semplice: Leonora riconosce Florestano e, quando Don Pizarro scende nella segreta per ucciderlo, lei svela la sua reale identità e punta una pistola contro il tiranno per difendere suo marito.
A questo punto...
Quanto segue è molto semplice: Leonora riconosce Florestano e, quando Don Pizarro scende nella segreta per ucciderlo, lei svela la sua reale identità e punta una pistola contro il tiranno per difendere suo marito.
A questo punto...
...sorpresa! Arrivano i nostri! Una tromba squilla, indicando l'arrivo del Ministro del re, che fa arrestare Don Pizarro e salva Florestano e Leonora.
Ecco dunque il salvataggio finale della nostra pièce au sauvetage. Segue grande festa e il più contento di tutti è Jaquino che non ha più concorrenti per l'amore di Marcellina (a meno di improbabili ménages à trois tra Florestano, Leonora e Marcellina che qualche regista creativo prima o poi infilerà alla fine dell'opera - sempre che qualcuno non l'abbia già fatto).
Ecco dunque il salvataggio finale della nostra pièce au sauvetage. Segue grande festa e il più contento di tutti è Jaquino che non ha più concorrenti per l'amore di Marcellina (a meno di improbabili ménages à trois tra Florestano, Leonora e Marcellina che qualche regista creativo prima o poi infilerà alla fine dell'opera - sempre che qualcuno non l'abbia già fatto).
Come avrete capito, la trama non è esattamente piena di colpi di scena, ce n'è solo uno, alla fine, annunciato dallo squillo di tromba: ricordiamocelo, perché ci tornerà utile più tardi.
Ed è tutto per oggi, ma niente paura, torniamo molto presto con l'ultima parte delle intricate vicende del Fidelio di Beethoven. Se siete interessati al libretto del Fidelio, potete trovarlo nell'originale tedesco con traduzione a fronte qui.
Stay tuned!
Nessun commento:
Posta un commento