(Domani finiamo il nostro discorso su Fidelio, prometto!)
1. Il distintivo a sinistra: breve cronistoria degli sceriffi rossi
Nel beato mondo della sinistra italiana pre-2011, oltre alla mitica società civile (che era un po' come il sesso, se ne parlava tanto, ma ce n'era molto poca), c'erano delle figure che, a seconda dei punti di vista, scatenavano entusiasmi oppure generavano un istintivo rigetto. Erano i sindaci-sceriffi, cioè esponenti dei partiti progressisti che però si opponevano a quello che era percepito come un certo laissez-faire della sinistra sui temi dell'immigrazione e della legalità e si proponevano come muscolari campioni dell'ordine nelle città in cui erano eletti. Gli esempi sono molti, da Cofferati a Bologna al redivivo De Luca a Salerno, passando per il fiorentino Cioni (che sindaco non era), con le sue discusse ordinanze contro i lavavetri, e per Flavio Zanonato, poi ministro del governo Letta, che nella sua Padova fece costruire un bel muro per stroncare il traffico di droga.
Se la presentazione di questi politici da parte della stampa poteva essere talvolta macchiettistica e se molto spesso le loro stesse modalità comunicative non erano esattamente indovinate, l'idea che portava a questo tipo di linea politica aveva una sua razionalità: in pratica, questi sindaci prendevano atto del fatto che le fasce più deboli - storicamente tutelate dalla sinistra - si sentivano sempre più minacciate dalla piccola criminalità e cercavano di dare delle risposte in termini di ripristino della legalità. Giusta o sbagliata che fosse (ognuno può giudicare in coscienza), questa era la tesi propugnata da questi esponenti politici, la cui eredità non si è comunque ancora spenta, se è vero che non più tardi di un anno fa, il renzianissimo Dario Nardella, durante la campagna elettorale per le elezioni a sindaco di Firenze, aveva avuto la brillante idea di proporre un foglio di via per i mendicanti.
Ma la tolleranza zero contro delinquenti e immigrati da parte di esponenti di sinistra non è un fenomeno italiano, come talvolta si pensa (ah, è colpa della Lega!). Per dire, il primo ministro francese Manuel Valls quando era ancora Ministro dell'Interno aveva costruito gran parte della sua popolarità sulla sua immagine di intransigente tutore della legalità e su affermazioni del tipo: "Noi non siamo qui per accogliere i Rom", come possiamo vedere nel video seguente:
E che dire di Gordon Brown, che nel 2007 insisteva sulla necessità di creare "British jobs for British workers" e che in seguito, nel 2009, come Primo Ministro, intervenne a sostegno dei lavoratori (britannici) della Lindsey Oil Company in sciopero contro la decisione della compagnia di assumere, in un'area ad alta disoccupazione, un elevato numero di operai italiani (!) e portoghesi. La presa di posizione di Brown era peraltro anche comprensibile in un momento storico in cui la disoccupazione tra i lavoratori nati nel Regno Unito aumentava mentre quella tra i lavoratori nati al di fuori degli UK diminuiva, come mostrava il Daily Mail in quei giorni:
Quindi, il caso italiano non è isolato e personalmente ritengo che ci sia una ragione per questo: questo tipo di atteggiamento rappresenta, a mio parere, un po' il risultato della mutazione genetica della sinistra dagli anni Ottanta in poi. Accettando in modo acritico i meccanismi della globalizzazione e cercando anzi di favorirli, la sinistra ha di fatto lasciato un'intera classe sociale di lavoratori poco qualificati senza alcuna protezione ed esposta alla concorrenza di paesi in cui la manodopera ha un costo minore. Certo, si è cercato di ridurre questi lavoratori poco qualificati puntando sull'istruzione e sulla formazione (il solito "Education, education, education" di Blair), ma è stato inevitabile che questi soggetti non si sentissero più tutelati dalla sinistra tradizionale e che ascoltassero le sirene dei partiti protezionisti e xenofobi, che rivolgevano l'attenzione più contro i delinquenti, gli immigrati, i Rom e in generale verso tutto ciò che veniva avvertito come pericoloso socialmente piuttosto che contro i reali meccanismi che portavano all'impoverimento e alla riduzione di tutele della classe lavoratrice. Ai successi elettorali di questi partiti, abbastanza frequenti a partire dagli anni Novanta (vedi i successi della Lega in Italia, le vittorie elettorali di Haider in Carinzia e in Austria e l'accesso di Le Pen al secondo turno alle elezioni francesi del 2002 eliminando il candidato socialista Jospin), i politici di sinistra cercarono di rispondere non tanto rinnegando le proprie politiche, quanto incamerando nel loro discorso alcune parti della retorica dei partiti xenofobi.
In altre parole, il problema che la sinistra si è posta non è stato: "Come facciamo a tutelare chi è meno tutelato e chi è senza protezione di fronte alla globalizzazione?" ma: "Come possiamo contrastare la Lega/il Front National/Haider/altro-partito-random sul terreno della lotta all'immigrazione e alla criminalità?".
Il risultato è stato l'emergere degli "sceriffi rossi" in Italia, in Francia e altrove.
2. The new boy in town: Andy Burnham
L'ultima variazione sul tema degli sceriffi rossi viene dai laburisti inglesi, che, come abbiamo detto in precedenza, sono in piena lotta intestina per decidere il nuovo leader. Il nome nuovo, dopo il ritiro dell'"Obama britannico" (?) Chuka Umunna, è quello del ministro-ombra per la sanità Andy Burnham. In una corsa alla leadership fatta di tanti piccoli emuli di Blair alfieri del "ritorno al centro", Burnham si presenta come il candidato sostenuto da Len McCluskey, il segretario generale della principale Union che supporta il partito laburista, e quindi si pone in una più marcata continuità con l'operato di Miliband.
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Andy Burnham (foto Reuters) |
Ovviamente, lui fa molta attenzione a presentarsi come candidato "di tutti" e sottolinea sempre di non condividere né le tesi di chi richiede un blairiano "ritorno al centro", né quelle di chi, come McCluskey, chiede una "svolta a sinistra" e ricorda di essere sostenuto anche da esponenti storicamente vicini a Blair. Possiamo vedere nel seguente video come Burnham cerchi di presentarsi come il "candidato del cambiamento" rispetto a Miliband e di mostrare il suo rifiuto sia delle posizioni dei Blairiani di Mandelson che di quelle di McCluskey ("Both approaches are wrong"):
Comunque, l'evento che ha posto Burnham al centro del dibattito politico britannico è di questa mattina: Burnham, parlando all'Andrew Marr Show, sulla BBC, ha dichiarato che il referendum sull'appartenenza del Regno Unito all'Unione Europea si dovrebbe fare il prima possibile e che Cameron dovrebbe impegnarsi per ottenere che i cittadini europei che arrivano nel Regno Unito non possano avere accesso per due anni a nessun tipo di sussidio e per ottenere delle restrizioni all'operato delle agenzie che portano nel Regno Unito lavoratori dell'Europa dell'Est che sono pagati meno del salario minimo. Lui, comunque, sottolinea che la sua posizione, in un eventuale referendum sull'Unione Europea, sarebbe favorevole alla permanenza del Regno Unito nell'UE.
Un nuovo sceriffo è in città? Ce lo dirà solo il tempo. Il dubbio che resta è che forse sarebbe meglio, per vincere le elezioni, smettere di credere che i tagli siano di sinistra, che la precarietà porti tanto benessere e che il trattato di Maastricht sia stato scritto da Marx, piuttosto che utilizzare lo stesso apparato intellettuale della destra e cercare poi di farsi votare gridando "dagli all'immigrato!". Sarebbe più proficuo, anche perché gli sceriffi rossi raramente hanno fatto carriera. Come dire: di solito, tra la destra populista e xenofoba e la sinistra che fa finta di essere populista e xenofoba, gli elettori scelgono l'originale.
Vedremo se il buon Andy riuscirà a smentirci.
Noi ci vediamo domani con l'ultima puntata sul Fidelio. Per il momento...
Good night and good luck!
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