Montevideo, Uruguay, da qualche parte negli anni Quaranta.
Astor Piazzolla, ex bandoneonista dell'orchestra di Anibal Troilo, ha appena terminato un concerto con l'orchestra che ha fondato quando viene raggiunto da un quindicenne del luogo. "Conosco un amico che quando ha scoperto la tua musica ha smesso di studiare, di innamorarsi, ha perfino abbandonato la famiglia" gli dice il ragazzino. "E chi è?" gli chiede Piazzolla. "Sono io" risponde il ragazzino.
Il ragazzino è Horacio Ferrer.
1. Tra Montevideo e Buenos Aires: una gioventù sul Rio de la Plata
Montevideo si trova sulla costa nord del Rio de la Plata, l'estuario dei fiumi Uruguay e Paraná che separa l'Argentina dall'Uruguay. Al di là del fiume, c'è Buenos Aires, con la sua struttura disomogenea di città cresciuta quasi a caso, con il suo passato di artefice del sottosviluppo dell'entroterra argentino, con la sua storia di porto che accoglieva storie e musiche provenienti da lontano. E, soprattutto, con il tango.
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Plaza Independencia a Montevideo |
Nel corso del tempo, si è passato il fiume per molti motivi. Per un lungo periodo, "passare il fiume" voleva dire fuggire, negli anni bui delle dittature sudamericane in cui nessun luogo era sicuro e si andava dall'Uruguay all'Argentina, dall'Argentina a Parigi, via via che l'onda nera antidemocratica affogava il continente. Ma a passare il fiume furono anche molti musicisti. Secondo alcune teorie, passò il fiume, in una fase imprecisata della sua infanzia, Carlos Gardel, probabilmente il più grande cantante di tango mai vissuto, e lo stesso percorso fu seguito da Horacio Ferrer, nato a Montevideo, che dopo il suo arrivo a Buenos Aires divenne il paroliere di riferimento di Astor Piazzolla.
In realtà Ferrer, prima di stabilirsi al di là del Rio de la Plata, aveva passato il fiume più volte. I parenti di sua madre, infatti, vivevano a Buenos Aires e molta parte della giovinezza del poeta fu passata a viaggiare da Montevideo alla capitale argentina. A Buenos Aires, Ferrer conobbe i due temi che avrebbero poi informato i suoi versi: la notte e il tango. Conobbe la notte porteña, dove avrebbero poi vissuto i suoi piantaos, le sue proletarie dell'amore, i suoi piccoli venditori di fiori; "La mia famiglia era amante della notte - ebbe a dire in seguito - e quindi uscivamo tutte le sere, foss'anche solo per prendere un caffè e, sia a Buenos Aires che a Montevideo, andavamo a teatro e andavamo a vedere i luoghi della vita notturna". Sulla riva occidentale del Rio de la Plata conobbe anche, grazie a uno zio, la malinconia dell'animo musicale argentino, quella malinconia che Piazzolla credeva essere una diretta eredità della cultura spagnola e napoletana.
Ma se Buenos Aires è estremamente importante per la formazione di Ferrer, fondamentale per lui è anche Montevideo. La Montevideo degli anni Cinquanta è una città molto attiva culturalmente; in particolare, è piena di teatri. Il giovane Ferrer ama il teatro: legge Ibsen, Shaw e sviluppa un particolare interesse per Shakespeare; "Shakespeare conosce l'animo umano - dirà in seguito - Sa rivelare i personaggi, rivoltarli come un guanto". Ed è proprio dal teatro che il giovane Horacio inizia la sua carriera artistica: nel 1962, nel Teatro Circular di Montevideo, presenta la sua prima pièce. La critica ha una risposta ambivalente; in particolare, si nota già, in questa prima opera, una certa complessità nel modo di scrivere che percorrerà poi i primi lavori del poeta.
2. Yo soy María: Ferrer e Piazzolla
Gli anni Sessanta sono quelli dell'incontro con Piazzolla, che avviene in seguito alla pubblicazione, nel 1967, del Romancero Canyengue, il primo libro di poesie di Ferrer. Ferrer diventa poeta, dunque, ma non abbandona il suo amore per il teatro: infatti, prenderà l'abitudine, che non perderà poi mai, di recitare le sue poesie accompagnato da un musicista (nel caso del Romancero, ad accompagnarlo fu il chitarrista Agustín Carlevaro), quasi a voler sottolineare la natura "viva" e "narrativa" della sua opera. Dirà Ferrer: "I versi non sono fatti per essere letti, sono fatti per essere ascoltati, come la musica." Era un'idea che veniva da lontano: infatti, fin dall'infanzia la madre di Ferrer aveva insegnato al piccolo Horacio a recitare poesie, lei che a sua volta aveva imparato a recitare dalla poetessa argentina Alfonsina Storni.
Dopo l'apparizione del libro, Piazzolla lo cerca dicendogli: "Se non vieni a lavorare con me, sei un imbecille". E Ferrer va a lavorare con lui, trasferendosi a Buenos Aires, città dove poi vivrà fino alla morte nel 2014. La collaborazione Ferrer-Piazzolla dà i suoi frutti fin da subito: l'8 maggio 1968, nella Sala Planeta della Calle Suipacha, viene fatta la prima di María de Buenos Aires, con Amelita Baltar e Hector de Rosas come protagonisti e lo stesso Ferrer come voce recitante. L'opera ruota intorno a una donna, María, nata in un giorno in cui "Dio era ubriaco", che conosce il tango, diventa una prostituta, viene uccisa e risorge e che forse è una rappresentazione simbolica della città di Buenos Aires.
E' interessante, come rileva Pellejero in El poeta de la redención vedere come in quest'opera e in generale nella prima fase della produzione di Ferrer sia molto presente un gusto per la creazione verbale e per il neologismo che poi progressivamente andrà perdendosi nelle opere successive. Di questa fase, comunque, rimarranno delle parole che saranno poi pervasive nelle poesie di Ferrer, come tangamente, che ritroveremo anche in "Balada para mi muerte".
Probabilmente, il brano più rappresentativo di María de Buenos Aires è la canzone in cui María presenta se stessa, un po' come avveniva nell'opera del Settecento e del primo Ottocento, in cui la prima volta che un personaggio entrava in scena cantava una Cavatina in cui diceva a grandi linee al pubblico chi era e cosa faceva (un esempio su tutti: "Largo al factotum" dal Barbiere di Siviglia). E cosa ci dice María di se stessa in questo brano? In effetti, la presentazione di María ricorda quella di una moderna Carmen: è una donna libera, amante del gioco della seduzione; se Carmen cantava "Si je t'aime/prends garde a toi!" ("Se ti amo, stai in guardia!"), María dice: "Cada macho a mis pies/como un ratón en mi trampa ha de caer" ("E ogni uomo ai miei piedi/come un topo nella mia trappola deve cadere").
Ma María è anche qualcosa di più: non è solo pasión fatal, è anche musica, è anche tango. Non ha in sé solo il fascino sensuale e sfuggente che assumono gli amori di gioventù nel ricordo e che tanti poeti e cantanti attribuirono a Buenos Aires, ma rappresenta anche il desiderio, così pervasivo in tanta cultura porteña, di abbandonarsi al canto, alla danza, alla trasfigurazione in musica della tristezza, dell'amore, della nostalgia, quasi come se la bellezza potesse davvero salvare il mondo come sosteneva il principe Myškin di dostoevskiana memoria, quasi come se ballare un pensiero triste (secondo una celebre definizione di Enrique Discépolo, uno dei più grandi autori di tango, il tango "è un pensiero triste che si balla") potesse renderlo quasi accettabile, quasi felice. In fondo, è quello che tutta la cultura mediterranea, da cui il tango deriva, cerca da sempre di fare, trasformare la tristezza, le delusioni e il dolore per i contrasti cui l'esistenza espone in una pienezza di senso data dalla musica: tutto ha senso perché può essere cantato, perché la musica e la poesia divengono un mezzo che consente di dare un orizzonte alla malinconia, all'abbandono, alla nostalgia.
Ma non divaghiamo. Dunque, María è anche tango e dice: "Se il bandoneón mi provoca tiará, tatá/gli mordo forte la bocca tiará, tatá/ con dieci spasmi in fiore che ho nel mio essere [...]". E' quello che dicevamo: la musica che consente di dare un senso al dolore, alla sofferenza personale, che consente di far emergere gli spasmi nascosti e di trasfigurare ogni cosa in un orizzonte in cui, per poco tempo, l'universo appare ordinato. E tutto diventa tango, diventa sogno: "E canto un canto che nessuno cantò mai/ e sogno un sogno che nessuno sognò mai".
Potete ascoltare la canzone nel video seguente nella versione di Milva...
...mentre nel video seguente potete vedere una versione "on stage" della canzone in una rappresentazione di María de Buenos Aires andata in scena presso l'opera di Gand, in Belgio:
Di seguito trovate il testo e la traduzione (che ho fatto io, quindi se trovate degli errori potete segnalarli) di Yo soy María:
Yo soy María
Yo soy María de Buenos Aires!
De Buenos Aires María ¿no ven quién soy yo?
María tango, María del arrabal!
María noche, María pasión fatal!
María del amor! De Buenos Aires soy yo!
Yo soy María de Buenos Aires
si en este barrio la gente pregunta quién soy,
pronto muy bien lo sabrán
las hembras que me envidiarán,
y cada macho a mis pies
como un ratón en mi trampa ha de caer!
Yo soy María de Buenos Aires!
Soy la más bruja cantando y amando también!
Si el bandoneón me provoca... Tiará, tatá!
Le muerdo fuerte la boca... Tiará, tatá!
Con diez espasmos en flor que yo tengo en mi ser!
Siempre me digo "Dale María!"
cuando un misterio me viene trepando en la voz!
Y canto un tango que nadie jamás cantó
y sueño un sueño que nadie jamás soñó,
porque el mañana es hoy con el ayer después, che!
Yo soy María de Buenos Aires!
De Buenos Aires María yo soy, mi ciudad!
María tango, María del arrabal!
María noche, María pasión fatal!
María del amor! De Buenos Aires soy yo!
Io sono María
Io sono María di Buenos Aires
Di Buenos Aires Maria, non vedi chi sono?
Maria tango, Maria della periferia!
María notte, María passione fatale!
María dell'amore! Io sono di Buenos Aires!
Io sono María di Buenos Aires
se in questo quartiere la gente domanda chi sono
presto lo sapranno molto bene
le donne che mi invidieranno,
e ogni uomo ai miei piedi
come un topo deve cadere nella mia trappola!
Io sono María di Buenos Aires!
Sono la più grande strega che canta e che ama al contempo!
Se il bandoneón mi provoca... Tiará, tatá!
Gli mordo forte la bocca... Tiará, tatá!
Con dieci spasmi in fiore che ho nel mio essere!
Sempre mi dico: "Andiamo, María!"
Quando un mistero si arrampica nella mia voce!
E canto un canto che nessuno mai cantò
e sogno un sogno che nessuno mai sognò
perché il domani è oggi e dopo viene ieri, che!
Io sono María di Buenos Aires
Io sono Maria di Buenos Aires, la mia città!
Maria tango, María della periferia!
María notte, María passione fatale!
María dell'amore! Di Buenos Aires sono io!
Nel testo, possiamo notare un certo gusto ermetico che ritroveremo anche in seguito nell'opera di Ferrer e che è abbastanza caratteristico della sua produzione.
Ma forse è il momento di fermarsi un attimo. Ci rivediamo dopo la pubblicità.